Gli animali e la
natura mi piacciono molto. Mi sento pienamente parte della natura. So bene che
se uno squalo mi trova nuotando al suo fianco mi morde, cosi come farebbe una
tigre, un leone un ghepardo nella savana. Non sono assolutamente d'accordo con
nessuna forma di sfruttamento degli animali. Le galline, le mucche, i maiali, i
pesci, ma in generale tutti gli esseri viventi hanno tutti bisogno di spazio,
di mangiare alimenti naturali e di vivere una vita degna, nel rispetto prima di
tutto della natura (bene di tutti) e non degli interessi economici. Detto ciò',
come parte integrante della natura, come animale di specie uomo e quindi
onnivoro, non posso, non voglio e non devo rinunciare a mangiare carne o usare
la natura a mio vantaggio. Questo è qualcosa che va' ben oltre le nuove tendenze
vegane o vegetariane, il falso moralismo di chi si dispiace per il maialetto
mangiato pero indossa scarpe in pelle, o di chi si bacia con cani e gatti.
Rispettare la natura e amare gli animali non è questo. Al momento ci troviamo
davanti a un’ignoranza e chiusura culturale senza precedenti. Specie perché
fino a poco tempo fa’ questi fatti non si potevano portare a conoscenza di
tutti. Quando dico ignoranza intendo: l'ignoranza
di chi si lamenta per il cinese che mangia i cani pero mangia altri animali, di
chi si dispiace per i pulcini morti nelle fabbriche ma getta le ciche per
strada, di chi considera un cavallo tutta la sua vita e considera chi mangia la
carne un criminale. E' inutile che cerchiamo di trovarci d’accordo, é inutile
cercare di spiegarci e giustificarci gli uni con gli altri, e ancor meno utile cercare di incolparci. Quello
che non riusciamo a capire del comportamento degli uni e degli altri è dovuto ad
una distanza culturale, a diversi valori che diamo alle cose che ci circondano,
tale per cui non riusciamo a capirci gli uni con gli altri. Le frasi più comuni
dei giorni nostri: Ma come fanno i gay? Ma come fanno a mangiare l’hamburger!?
Ma come fanno a gettare cosi tante bottiglie di plastica in mare? Da Sardo, orgoglioso di una tradizione antica,
e di cosi tante delizie culinarie ma anche di una certa ritualità e di uno
specifico atteggiamento nei confronti degli animali e delle bestie, non
considero nessun pastore o allevatore o anche cacciatore migliore o peggiore di
chiunque altra persona. So’ soltanto che ci sono persone, e che la maggior parte
di queste sanno che, la loro vita è estremamente legata alla natura, e quindi
questa merita rispetto. I maialetti, gli agnelli non soffrono. Loro son parte
del ciclo naturale di cui noi siamo parte. Questo lo posso dire con tutta serenità perché
non ho mai visto un pastore far soffrire una bestia, mentre si vedono tutti i
giorni, bambini, soffrire e morire per
colpa di gente in giacca e cravatta. Quindi a chi pensa di fare moralismo, per il
capretto, il maialetto e o anche le galline voglio chiedere: come rispetti la
natura nel suo complesso? Puoi realmente dire di essere uno che vive a pieno
nell’equilibro naturale, o pensi che la soluzione sarebbe che noi uomini ci
tagliassimo fuori? Prima di rispondere, pensa: se’ ti tagli fuori non ti stai
forse considerando al di sopra?
giovedì 17 aprile 2014
mercoledì 2 aprile 2014
MBA or not to MBA?
Dear Master
Student
Choosing a
Master is not easy. I remember when I
was counting how much money I would need to afford my studies and also live
close enough to the school. The option were many and as soon as the Internet
research started, I was bombard with offers and interested schools from all
over the world, promising me the best preparation and the best connections
for a future job. USA, UK, Benelux, Ireland, every country was a brand new
experience and gave me the same further qualification, necessary for a big
step up and success in work. My idea was that my experience was good enough to
access senior management position, however I was not qualified for it, a master
would have open the door to management, to power, to more responsibility and especially
to big money. The MBA is a must, no
other title can qualify you like the MBA! Better if you do it in a famous
school, more you pay, more you will succeed! …they said. When EAE contacted me with this Master in
International Business, I wasn’t very
happy with this different title, however subjects and Professors seems qualified,
more over this would have been a good chance of staying in a City I really liked,
and live again in a warm and sunny country. I have never done things like the
average, why start now? for me different is good, so, EAE here I am. My idea was
that as soon as the master was completed I would have gained a brand new
outlook on the Multinationals environments, and capability to grow
quickly in a management position, and obviously gain more money and freedom. If
you are approaching a master with the same idea, I am very sorry to say that’s
not quite what you get. Right now I have more or less the same job I had before
the master although I gain slightly more money, and I still haven’t got a chance to
prove my capabilities as responsible manager. Bad choice? I don’t think so. If
it wasn’t for the Master in International Business at EAE I wouldn’t know at
all the difference between my current position and a manager position. If it wasn’t
for this Master I wouldn’t understand what is the price that must be paid to
reach a higher level (nothing to do with written Qualifications), if it wasn’t for
my teachers at the MIB I wouldn’t even know what is the reason why we have
managers in big companies, and how this people are selected. If it wasn’t for
MIB I wouldn’t know what is the best way today to contact a company and how
companies are getting informations from workers, customers, and partners. If it
I had not picked the same Mas
ter, today I wouldn’t know, how I to improve my
position, and if it wasn’t for the master I wouldn’t know what my position
really means. All teachers and the practical cases used in this Master, give
you the possibility to put yourself in the right spot, and to take decisions
thinking with your head, not enough, they give you the possibility to think:
Would I really like to be in this situation? Would I really like to work for a
company like this? They also make you think that a big company it isn’t always
good or better than a small one, and
that it is very important not just what the company produce, but how it is
produced and what are the criteria’s, behind the company, and the company
history. Today with the hanger of jobs, the global crisis, the unemployment
rise, and the big changes that the world is going through, I would like to
thank very much all teachers and organizers of the course MIB at EAE Business
School, for opening my eyes, and not teaching me only how to growth inside a
company, but to select what company work for, to understand my capability and
to consider my life not as my job and how much money I make, but as a mix of
many things. I would like to thank all of them for not giving me the job I
liked but to taught me what I really like.
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mercoledì 12 marzo 2014
Ogni Giorno I
Apro gli occhi con un
DRIIIIIIIIIIIIIIIN di quelli all’antica! E` come catapultarsi nella realtà con
uno spavento, qualcosa che non ti aspettavi! Trovare il tasto di spegnimento è abbastanza
difficile cosi questo mi da la possibilità di tenere gli occhi aperti un po’ più
a lungo. Eppure, appena ci riesco,
richiudo gli occhi e generalmente torno subito sulla fase REM. Dopo 15 minuti,
inizia a suonare il cellulare dal soggiorno: Lacio Drom dei Litfiba, a
ricordarmi i tempi andati, quando si faceva l’alba anche a Orroli nella
speranza che questo mi dia energia. Dopo
un po’ smette e io cerco invano di trovare le forze per alzarmi dal letto. A
questo punto ho già svegliato anche Susanna, lei mi sorride, e sa’ bene quali difficoltà
sto provando. Questo mi consola, specialmente perché’ quando sei single non
puoi condividere o sfogare con nessuno questa enorme difficoltà’ ad alzarsi la
mattina. Mi sembra quasi che la possibilità di dire a qualcuno: Ciooos… che sonno che cio’! Anche oggi..si va a
lavorare! O semplicemente, devo alzarmi! Mi faccia sentire meglio! A chi sta’
pensando se mi alzo tutti i giorni all'alba,
posso confermare che si sbagliano. Questo avviene dal Lunedi al venerdì tra le
8 e le 8.30 del mattino. Il sole è già alto illumina bene sia la nostra camera
da letto che la cucina ma io ho sonno, son fatto cosi. Scappo in bagno in mutande, sperando che l’aria fresca
mi svegli. Con soddisfazione compio le tipiche attività mattutine di ogni uomo - da non condividere - e poi mi lavo il viso con acqua freddissima, sperando, sempre invano, che la
forma del cuscino scompaia dalla mia faccia. La mia dolce metà mi porta un bicchiere di frullato al volo, nel frattempo
indosso camicia, calze, e pantaloni. Ogni giorno mi lamento che la mia cinta è rovinata
e devo ricordarmi di comprarne una nuova. Gli avanzi della sera prima o qualche panino
vengono ben impacchettati per il pranzo, e con questa borsa (Calzedonia, Zara o Dunnes Store) esco di casa. L’aria la mattina è fresca e buona, un’occhiata
all'orologio e so che se riesco a prendere la metro prima delle nove meno dieci,
sarò in ufficio per le nove e venti. Mi affretto cercando di schivare le tante
mamme e rispettivi bambini che cercano - a differenza delle mamme italiane- con
molta tranquillità di raggiungere la scuola. I bambini sono belli, e generalmente parlano
sempre di qualcosa mentre camminano.
Nella metro gli
ascensori per i disabili sono sempre i più utilizzati nonostante la voce all'altoparlante
ricordi in 3 lingue diverse che servono solo per i disabili e quindi
bisognerebbe evitare di saturarli. Ogni
giorno guardo con un po’ di sdegno chi prende questi ascensori, nella speranza
che intuiscano che non ‘e una buona pratica, ma con il solo risultato di essere
considerato uno che fissa la gente. In Metro leggo un libro. L’ultimo, La politica per professione, di Max Weber. La gente mi vede e spesso mi
guarda male. Li capisco. Nella metro ogni tanto mi fermo e osservo chi mi sta
attorno: “quanta’ diversità, quanta gente con storie, usi e costumi diversi che
riescono a convivere tutti assieme pacificamente!" Azz, ma questo come c’ha i
capelli? Nooo… pesi 300 kg ti metti i leggins? Vah be, dai bene cosi, fregatevene! Fatte un
po’ cio’ che vi pare! Pero’ quanta gente grassa, quanta gente sporca, meglio
non toccare troppo qui nella metro! Fammi tornare a leggere! Certo che qui a
Barcellona c’e’ un potenziale incredibile, quanta gente che va’ a lavorare tutti
i giorni? Ma’ siamo sicuri che vanno a lavorare tutti quanti? I pensieri
vengono interrotti da una voce a tonalita’ leggermente più alta, ma ben poco enfatizzata:
"Hola, tengo u niño y no tengo que darle
para comer me puedes ayudar?" Oppure cantato: Buenas dias a todos señores y
señoras! Disculpe por la molestia que vos vengo a causar, no tengo trabajo y ni
cobro el paro (sussidio di disoccupazione), lo sé que es malo pedir pero pejor
es cuando tu hijo te pide un trozo de pan y no tengas nada que darle. Queste sono le classiche cantilene di
questi fannulloni che stanno tutto il giorno sul metro a chiedere l’elemosina. Tra la gente poi vedo chi gli da’ i soldi!!! Guardo disprezzante verso chi da’
soldi ai mendicanti, di nuovo vengo considerato uno strano. Che poi io i soldi
a qualcuno gli do’ tipo a quelli che suonano, quelli che fanno un po’ di
spettacolo. Ma stare cosi solo a chiedere, mi fa pensare che proprio come
persone non valgano granché’ sono incapaci ad adattarsi, e come direbbe anche
Darwin, chi non si adatta scompare. Ho detto Darwin non Hitler. Pero
finalmente arriviamo alla Sagrerà, e ora
ho ben altro a che pensare. Ci sono 5 rampe di scale meccaniche da fare per
arrivare all’altra linea, e la gente si mette in fila alle porte della
metro, appena queste si aprono inizia la sfida.
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giovedì 16 gennaio 2014
giovedì 19 dicembre 2013
NONE TIME MONTH (un mese senza tempo)
Come sarà
successo? Io mi immagino quel giorno in cui decisero di abbandonare la terra
ferma e arrivare in Asia su dei tronchi come avevano già fatto molte volte sul
fiume. Magari uno ha detto all'altro tu dici: - acqua, acqua, acqua! tante
volte quanto io impiego ad andare a e tornare dall'altra parte del mare,
stabiliremo cosi quanto è lontano!?! Cosi hanno anche inventato il gioco di
acqua fuoco no?
AAAAAAwh! se solo si fosse dato una bella pietrata sulle
palle quel giorno, anzi che iniziare a contare e cosi scandire il tempo e
misurarlo, l’uomo, non sarebbe forse più felice? E’ cosi che è iniziato tutto. IL
RITARDO per esempio fu inventato esattamente in quel momento, e cosi anche una
nuova classe a cui io appartengo praticamente da sempre, i ritardatari. Come
diceva sempre “Tziu Flaviu” (bidello) a scuola: Pisano! Finas’e sa dia e s’esami asta
benni in ritardu! (Anche il giorno dell'esame arriverai in ritardo!) E infatti fu’ cosi. Si
perché avere i minuti contati e qualcosa che non mi va bene per niente,
diciamoci la verità, se vuoi vivere bene, se sei libero, se la vita tela godi
davvero, come puoi contare il tempo che passa? La verità è che stabilire orari
e momenti precisi è una cosa che ci è del tutto sfuggita di mano. Io queste
persone che anche quando escono dicono, ci vediamo alle 8:00 e alle 7.45 sono già
li, proprio non le capisco. Vi voglio chiedere, con grande umiltà e sincerità:
ma non avete niente da fare che aspettare esattamente quel momento della serata
in cui sarete li precisi fuori al vostro appuntamento? come se tutta la
giornata dovesse ruotare attorno a quell'esatto momento! e tutti gli altri
momenti? Mi dispiace ma io non posso e non voglio discriminare, né le persone
che usano questa tecnica, liberissime di scegliere come gestire la propria
vita, purché questo non voglia dire causarmi stress, specie ingiustificato come
nel caso di uscite rilassanti e di svago, e mi si ripeta ogni 10 minuti, sei
pronto sei pronto? Se devo uscire voglio farlo in tutto relax! Cosi come non
voglio discriminare gli altri minuti, gli altri secondi o qualunque altro’ attimo
della mia vita che voglio godermi a pieno, riempendolo di attività e di cose da
fare che potrebbero’ con grande probabilità causare un ritardo negli attimi di
vita successivi. Ma diciamoci la verità, come diceva Tonino Carotone, il futuro
è incerto, il presente è quello che conosciamo! Viviamolo tranquilli,
godiamocelo! Che non mi si fraintenda, se domani mattina ci mettessimo a
DISTRUGGERE TUTTI GLI OROLOGI e smettessimo totalmente di contare il tempo non
so se il mondo sarebbe meglio o peggio. Immagino il caos con i treni e con gli
aerei, o ancor peggio, il giorno di paga, quand'è? Boh!, facciamo che ti pago
quando mi va’! ma diciamoci la verità
non ci piacerebbe provare? Non vorremmo tutti quanti che questo accadesse
almeno per 1 mese all'anno. Ecco se potessi farlo io proclamerei il NONE TIME
MONTH, un mese sabbatico
in cui ognuno può arrivare a l’ora che gli pare a
lavoro e qualunque altro appuntamento, un mese in cui ognuno decide quanti anni
a in base a quanti se ne sente e non in base a quella etichetta che tutti
riconoscono che parte nel contare gli anni da quel giorno in cui sei nato e ti
perseguita per tutta la tua vita. Che poi alla fine il compleanno è il giorno più
brutto di tutta la vita per chi compie glia anni; si perché ti svegli la
mattina e sai che quel giorno sarà in qualche modo speciale per te, e deve
essere diverso dagli altri, per forza! Cosi inizi a chiederti come mai quella
persona o quelle persone a cui tieni particolarmente non abbiano ancora
chiamato, e anche come mai tu non ti ricordi di aver fatto gli auguri il giorno
del loro compleanno (questo solo io). Inizi a pensare se per la tua età sei in
regola con il meccanismo di vita ufficiale stabilito dal sistema sociale di
vita organizzata in comunità di vari dimensioni, e ti chiedi se sei al passo
con i tempo o se magari dovresti essere in un’altra posizione, tutte cose ben evitabili
se solo si smettesse di contare il tempo! Per finire ci sarà il culmine della
giornata in cui tutti ti faranno gli auguri e ti metteranno al centro dell’attenzione,
magari chiedendoti un discorso che tu improvvisi in positivo, contro la tua stessa
volontà, per evitare di annoiare gli ospiti. Il tempo è relativo, lo ha detto
anche Einstein, come si puo’ dire di no a lui? Quello che lui spiegava ‘e che
sostanzialmente il tempo va a due diverse velocità per chi aspetta e per chi arriva, e che quindi
dipende del tutto dalla percezione che noi umani ne facciamo. Per esempio
paragoniamo due persone agli antipodi. Non so’: Papa’ Francesco e Vasco Rossi.
Logicamente per loro due il tempo va a diverse velocità e anche se teoricamente
più giovane, io credo che Vasco si senta ben più vecchio di Papà Francesco,
solo per una sostanziale differenza in esperienze (non migliori o peggiori) ma
semplicemente diverse, e per questo motivo in grado di trasmettere una sorta di
relatività del tempo per la quale son sicuro che il beato Checco non si sente cosi avanti negli
anni. Insomma il mio messaggio vuole essere: “Se vogliamo essere liberi dovremo
iniziare eliminando quelli elementi che ci hanno resi schiavi!” La misura,
questo grado di analisi delle cose che consente termini di paragone a una sola
variabile, non tiene conto di tanti altri fattori che dovrebbero
influenzare la nostra vita e le nostre scelte, e per questo motivo per
migliorare la nostra vita’ dovrebbe essere rivista e rivalutata. Vivete ogni
vostro attimo della vostra vita, non solo i 18 anni, la laurea, la prima volta,
il giorno in cui mi son comprato la macchina nuova.
PS: Anche oggi
ero in ritardo a lavoro. Non ci riesco è più forte di me.
mercoledì 9 ottobre 2013
Abbittante del pianeta terra.
Ci sono due
questioni che voglio affrontare: La prima parla di indipendenza, e la seconda
parla di immigrati. Le voglio trattare assieme perché secondo me sono entrambe
strettamente correlate. Il mio appello qui è a chiunque abbia un parere diverso,
di non considerare la mia una presunzione a dare risposte, chi sono io per capire
o spiegare questi problemi? Il mio è un invito a parlare apertamente a discutere
per migliorare. Dite: non sono razzista!
Ma gli zingari mi stanno sulle palle! I Sardi a casa loro e cosi gli Zingari(haha)
e i Marocchini! La Sardegna ai sardi, la Catalauna ai Catalani (se ce n’è
rimasto qualcuno) e la Padania ai Padani. E’ semplice! Basta dirlo! Ma condividendo una foto su facebook che parla
di privilegi agli immigrati in Italia, o di come la lingua Sarda sia
importantissima (scritto in Italiano) e di come la Cataluña paga le tasse per
mantenere i disoccupati del sud della Spagna non è un buon modo . Ditelo
ragionandoci affondo. Ditelo pensando a tutte le conseguenze che ci sarebbero
se, la Sardegna fosse indipendente dallo stato Italiano, e se noi non
parlassimo Italiano, se tutti gli Immigrati presenti in Italia fossero espulsi
e se tutti gli Stranieri andassero via da Barcellona. Se ci chiudessimo
completamente in questo nostro mondo “ ideale” di quanto migliorerebbe la
nostra vita? Ricordo soprattutto ai miei conterranei, che vanno a comprare il
pane la mattina - con una macchina Francese, che usa petrolio Libico, prodotta
in Slovacchia, da immigrati Rumeni, con materiali Tedeschi lavorati in Cina, -
che se non fosse per questi fenomeni di globalizzazione e di incontro e scambio
tra nazioni, sarebbe davvero difficile reggere il nostro tanto amato “stile di vita occidentale”.
Quindi se volete parlare solo in sardo se volete che nessuno vi “rubi il lavoro”
(come dicono i Catalani nei confronti degli stranieri) allora iniziate a pensare
alle risorse che avete in loco. Esattamente cosa pensate di fare estrarre il
carbone? O si creerebbe una centrale nucleare in Sardegna? Molti di voi
penseranno che basterebbe l’eolico o il fotovoltaico. Informatevi. Se non fossimo parte dell’Italia, grandi
infrastrutture come la S.S131 avrebbero avuto non poche difficoltà a realizzarsi,
per non parlare dell’istruzione e del sistema giuridico, che sarebbe
probabilmente ancora basato sul codice Barbaricino. E’ facile stare a
lamentarsi di tutto e di tutti, più difficile è pensare realmente al problema e
a come lo si può risolvere. Ora che non mi si fraintenda, il Sardo è
importantissimo, ma solo noi stessi possiamo preservarlo semplicemente
insegnandolo ai nostri figli e non vergognandoci della nostra identità
esattamente come dovrebbero fare i Catalani. Non sarà l’indipendenza dall’Italia
a garantire questo, come non sara’ l’indipendenza della Padania a garantire ai
Padani un futuro prospero e felice. Dobbiamo smetterla di considerare la vita
degli altri come di intralcio o un capro espiatorio per i nostri problemi, chi
non sta bene è il singolo individuo, solo lui può cambiare la sua stessa vita e
cosi quella della comunità in cui vive. Se non mi piace che i Pakistani non riciclano
la plastica, quando ne vedo uno che la butta nel bidone sbagliato glielo dico. Se
il Cinese mi vende qualcosa che si rompe gliela rendo o glielo faccio pesare
esattamente come fare con un altro negoziante. E’ l’integrazione non la
divisione che garantisce il miglioramento della società. Canada. Ed ora mi sposto verso gli immigrati. Iniziamo
dai Cinesi (in cui spesso si includono Coreani, Mongoli, Giapponesi,)ma tanto
per noi son tutti uguali. Mi sento male
quando vedo quanti negozi: Ristoranti, ma anche Frutta e verdura, Alimentari,
Telefonia, Fiorerie etc . sono di proprietà di stranieri qui a Barcellona. Se
lo stesso succedesse a Orroli (dove son cresciuto io) mi metterei a gridare,
probabilmente impazzirei, dove sono la gente che ha sempre abitato qui perché
hanno venduto tutto agli stranieri? Poi
scopri, che molti locali continuano ad essere di proprietà di Catalani, che
affittano agli stranieri a 700 euro al mese, mentre in casa magari hanno 2
figli disoccupati che pero non riescono ad essere competitivi nel mercato, perché
non vogliono lavorare il sabato ella domenica, chiudono nettamente prima dei
Pakistani, e non riuscirebbero a vivere con un salario cosi basso. I negozi dei
Pakistani del Raval sono aperti dalle 9 alle 11 tutti i giorni 365 giorni all’anno,
anche quando per noi è natale e quando per loro c’è il Ramadan. Questa gente
non perde una giornata! I prezzi sono minimi, e per fare un esempio un taglio
uomo costa 4€ e non mi hanno mai fatto peggio di altri barbieri da 15€. Io dico
questa gente viene qui con una fame e una voglia di lavorare che gli consente
di non considerare il tempo libero. Per loro la migliore cosa che possono fare è
lavorare tutto il giorno. Non sentono il riposo come un bisogno. La vita di
lavoro 14 ore al giorno è il massimo che possono ottenere dalla vita rispetto a
quanto avevano prima! Come possiamo dirgli
andatevene!? E poi questi servizi chi gli svolge? I Catalani, come gli Italiani
i Sardi ed in generale gli Europei sono troppo fighi per lavorare in un panificio
dove la baguette costa 0,50cent. Loro vogliono il lavoro in ufficio, la
macchina a 18 anni e i jeans e le scarpe firmate. E se non ce la fanno tornano
da papa’ e mamma che gli mantengono riempendoli di carezze e disperandosi con
loro per giustificare cosa accade. Io dico a chiunque indipendentista,
razzista, o anche semplicemente chi pensa: “ comunque se non ci fossero loro ci
sarebbe più lavoro per noi!” pensa bene!! Quanta gente tra di noi farebbe i
lavori che fanno loro? Quanti Catalani farebbero il lavoro che fa’ (una ragazza
che conosco io) dieci ore in piedi davanti a un ristorante, con la gente che ti
stressa e ti prende in giro, perché alla fine loro sono qui in vacanza, solo
per convincerti a bere o mangiare qualcosa? E ancora, cosa succederebbe a
Barcelona se domani mattina tutti gli stranieri andassero via? Cosa
succederebbe se in Padania restassero solo i veri padani? Non sarebbe forse un
territorio fantasma. Smettetela di rifugiarvi nelle scuse di immigrati che vi
rubano lavoro o di pensare che questa carità (come quella realmente sentita dei
cittadini di Lampedusa) sia la carità che limita l’Italia o qualunque altro
paese ad uscire dalla crisi. Noi siamo i soli responsabili. Noi dobbiamo rimboccarci
le maniche e trovare idee per andare avanti e fare un mondo migliore,
indipendentemente che si lavoro molto o poco, ed indipendentemente che siamo
tutti Italiani, Sardi, Cinesi, Rossi, Neri, o Catalani. Io non sono solo Sardo Italiano o europeo,
sono un uomo. Penso e vivo. E fino a quando rispetto gli altri non vedo perché
non mi deve essere garantita questa dignità ovunque io sia nel pianeta terra.
domenica 8 settembre 2013
Scimmie Razziste
C’era una volta una scimmia che decise di abbandonare gli
alberi ed iniziare camminare sulla terra. Ma questo avvenne circa dieci milioni
di anni fa’, ormai e’ difficile ricordarlo. Cosi le scimmie si son dimenticate
di quando abitavano sugli alberi e infatti preferiscono camminare per le vie
del centro, ogni tanto si lamentano di quello che le altre scimmie fanno e ad
un livello estremo arrivano addirittura ad odiarsi gli uni con gli altri
facendosi la guerra. Un motivo di odio tra noi umani, oltre a quello ridicolo
della religione è il colore della nostra pelle. Attraverso Bob Marley a John Lennon,
passando per Gandhi e gli altri grandi profeti la gente ha moralmente
interiorizzato l’idea che il razzismo è qualcosa di sostanzialmente sbagliato e
che dichiararsi apertamente razzisti è grave e sconcertante nella maggior parte
delle culture moderne, incluse molte culture Asiatiche e Africane. Detto cio’ rimane il fatto che, non hai una sola persona che in un qualche modo,
anche involontariamente non si metta al disopra degli altri o come portatore di
una verita’ piu’ vera e giusta e che quindi lo rende migliore a partire dal
sottoscritto. Spesso ho discriminato i Cagliaritani. Mi dispiace. Ho amici e
parenti a Cagliari, ma considerandoli
pressoche’ gente erroneamente emancipata, e quindi piu’ lontani da quelli che
io considero valori importanti per la vita, come il mangiare sano, la famiglia,
e il non stress, ho fatto considerazioni negative che non hanno niente a che
vedere con Cagliaritano o Maurritano in senso stretto. Per esempio l’altro
giorno qui a Barcelona entra in un bar un ragazzo (molto bianco) di evidenti
origini anglosassoni, e indovinate voi cosa indosava? La maglietta del
Cagliari. NON CI CREDO. Per me era un eroe, dovevo offrirgli da bere. Cosi dico
al barrista che il primo giro lo pago io. Poi scopro che è in compagnia di un collega di
Cagliari e in lei rivedo quella calma piatta, quella sorta di indifferenza che da
quasi per scontato il mio gesto e che lo considera antiquato, di
una persona che viene da una sardegna di un’altro tempo e che in qualche modo
oggi giorno è innecessario. Insomma mi considera inferiore? Non esattamente in fondo io e lei siamo entrambi sardi, la nostra pelle è pressochè uguale eppure non c’e’ questa
grande intesa, questa stima reciproca che invece provo per “l’omino bianco”, che è in realtà è Irlandese e culturalmente molto più distante da me. Insomma
il razzismo alla fine non ha niente a che vedere con la nostra pelle, parte da
concezioni ben più profonde che vanno dall’attegiamento e dal comportamento in
determinate situazioni, ed è generato da una sorta di campanilismo umano, vivo un po’
in tutte le società e culture a tutti i livelli, ed è inasprito da condizioni economiche
e sociali. Il razzismo è visibile nelle micro culture come gli Orrolesi contro
i Nurresi (amici per la pelle all’estero) fino ad arrivare a regioni (La
Sardegna contro l’Italia o la Cataluna contro la Spagna, I Lombardi contro i
Laziali e Campani contro i Sardi) e religioni o continenti interi (I Cinesi
contro il resto del mondo). Siamo tutti in qualche modo razzisti e vittime di
razzismo e allo stesso tempo incapaci di pensare che in realta’ non ci
dovrebbero essere Nazioni, o razze o confini, ci sono infatti semplicemente PERSONE indipendentemente dal
colore della pelle, SIAMO SCIMMIE CHE CAMMINANO SULLA TERRA FERMA.
Per esempio prendiamo l’Italia. C’e’ gente che ancora oggi
considera il Sud ed il Nord due diverse regioni e diciamoci la verita’ è un po’
cosi. Ma alla fine pensateci bene l’Italia che cos’e’? Una terra distribuita in
lungo dove si incontrano frutti e ortaggi che crescono a tutte le altitudini e
ad un enorme varieta’ di climi, garantendo per esempio la varieta’ e quindi la
straordinarieta’ della cucina che ci ha resi famosi in tutto il mondo. E cosi
se non fosse per i limoni Siciliani, i vini Toscani, le mozzarelle Napolotane,
Il pecorino Sardo e le mele Venete non saremmo l’Italia che siamo. Difronte a
questa grandezza ineluttabile che è la natura a nostra disposizione come potete
ostinarvi a sentirvi diversi? Lo stesso vale per le salsicce di Orgosolo, e le
Launedas di Muravera e le pianure del campidano, siamo il risultato di un
unione, è questo mix che ci rende migliori, come disse una volta un grande
leader: “Ognuno di noi da solo non vale nulla”. Perché ci ostiniamo a
dividerci? Cosi, io mi appello a quelle
grandi personalita’ che hanno reso il mondo migliore in tutte le nazioni.
Personalita’ come Albert Einstein (Austriaco), Antonio Meucci(Italiano),
Confucio (Cinese), Mohammed Ali ( USA), ma anche tanti personaggi che purtroppo
non conosco, o non si conoscono perché le loro opere sono il risultato del lavoro
di tante persone e comunità, come chi ha inventato i numeri o la matematica (Arabi).
Mi sapete dire chi meglio di tutti ha creato o inventato qualcosa che ha
migliorato la vita degli esseri umani in totale? E chi invece l’ha peggiorata?
Ognuno di noi puo’ dare davvero una spinta straordinaria al miglioramento del pianeta e della nostra societa’ ma dobbiamo abbandonare queste idee
vecchie e antiquate, questi antichi preconcetti che si sono sviluppati con l’evoluzione
e oggi sono un limite alla evoluzione stessa. Provate quindi a tornare indietro
di dieci milioni di anni, immaginatevi quelle scimmie che camminano sulle
praterie Africane, che si ostinano a spingersi più in là, i primi veri uomini e
donne coraggiosi. Si consideravano davvero superiori? Chi ha bisogno di considerarsi migliore e quindi
diverso è la vera vittima, non di razzismo ma di ignoranza perché non ha capito
che siamo tutti solo ed esclusivamente scimmie.
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